Tratto dalla rivista “La Pesca Mosca e Spinning”
Di Massimo Magliocco
L’uso di queste mosche, nate per pescare sotto la superficie e usate a secca, è quanto di più intrigante la tecnica del dry fly può regalare a coloro e non solo, che amano vedere i pesci bollare.
Scrivere di mosca su una rivista specializzata è sempre impegnativo specie per uno come il sottoscritto che di articoli ne ha scritti qualche centinaio, impegno dovuto nel cercare di non essere banali e di non ripetersi. Questo, quindi, porta a cercare argomenti che possano essere interessanti per un lettore che è diventato sempre più esigente ma soprattutto preparato. Ed è proprio partendo da queste ultime due considerazioni che ho pensato di scrivere un articolo parlando di un argomento diverso che fonde il classico con il moderno della pesca a mosca, appunto l’uso di un artificiale usato a secca e gestito con le attuali tecniche di lancio ma nato e pensato da sempre per una pesca non proprio in superficie, gli spiders. Quando il mio amico Robert Smith mi ha fatto omaggio del suo libro “The North Country Fly” edito da Coch-y-Bonddu Books, libro molto interessante per gli storici della pam in cui spiega con dovizia di particolari la nascita e l’uso di questo tipo di spider usato nel nord dell’Inghilterra, a dire la verità l’ho letto con un interesse legato più all’omaggio di un amico che per gli argomenti trattati in esso in quanto non riguardavano materie inerenti la pesca sul “pelo dell’acqua”. Quando però pescando con Philip Bailey sul fiume Wharfe in Yorkshire, che è la patria delle North Country Fly, vidi usare queste mosche in maniera diversa, mi si è accesa la lampadina e ho iniziato ad approfondire l’argomento. Philip, che è un frequentatore e guida di questo fiume, mi disse che usava le spider, o meglio, le north coutry flies, pescando a sommersa nel classico modo britannico, ma avendo poi imparato da me il lancio made in Italy ed avendo praticamente abbandonato tutte le altre tecniche, ha pensato bene di dedicarsi all’uso di questi artificiali usandoli a secca vedendo come si sarebbero potuti adattare alla tecnica. Molto ha influito nel suo modo di pensare questo tipo di artificiale, quando Philip rilesse un vecchio libro “The Practical Angler” scritto da W.C. Stewart nel 1857 e che secondo lui è stato il primo a descrivere in dettaglio i metodi usati con la pesca delle “small soft hackled flies”.
A differenza di Philip che usa tre mosche, io ne uso una solamente per rimanere nel solco della classica dry fly e non immaginare altre tecniche diverse che a me proprio non piacciono. Quindi un’attrezzatura classica da secca con canna rapida da 7’,6’’ a 9’, una coda possibilmente DT 3 o 4 ed il solito finale lungo 5 metri, insomma, l’unica cosa che cambia è l’artificiale. Qualcuno potrebbe giustamente obbiettare che se cambia solo la mosca non ci sia poi tutta questa differenza con le classiche secche, invece quello che cambia è proprio l’approccio che si fa quando si insidiano trote e specialmente temoli. Per prima cosa va detto che i luoghi di pesca non sono certo le acque mosse ma quelle più calme che comunque “camminano” anche spedite, quelle per capirci dei lunghi raschi con una profondità dell’acqua di 1/1,5 metri oppure le risorgive, quando si scorgono le trote proprio sotto il pelo dell’acqua ma anche leggermente più in profondità. L’acqua mossa e veloce che spuma non va bene per questa tecnica e poi vedremo perché, qui l’uso di artificiali appropriati e ancor di più, di una tecnica adatta a queste acque molto impegnative, sono assolutamente altra cosa che tratteremo in futuro in articoli ad essi dedicati. Quindi dicevo acque abbastanza compatte che scendono con una velocità costante sono l’ideale, ma il bello è che questa tecnica si sposa benissimo in quelle situazioni in cui ci sono le cosiddette bollate rade, cioè quando vedete i pesci salire in superficie ogni tanto e non costantemente, oppure quando è in procinto una schiusa ma ancora questa non è avvenuta. Non è che durante una schiusa le small soft hackled flies come in effetti devono essere chiamate, non funzionano, ma ho visto che nell’approssimarsi di una schiusa queste mosche diventano veramente micidiali. All’inizio dei miei esperimenti, perché così dovrebbero essere chiamati, avevo optato per un finale più corto di 3,50 m perché pensavo che essendo una pesca più di ricerca avrei avuto qualche difficoltà di farrata usando il mio classico finale di 5 m principalmente perché non sapevo come effettivamente il pesce si sarebbe comportato nel momento della “mangiata” dell’artificiale, quindi meglio un finale più corto e pronto che uno più lungo che mi potesse limitare l’azione di pesca. Ma alla fine mi sono reso conto che non è affatto così, ma ne parlerò dopo. Le misure del mio finale di 5 metri sono: cm 180 dello 0,50 – cm 90 dello 0,40 – cm 60 dello 0,30 – cm 30 dello 0,20 – cm 140 dello 0,10/0,14 – Tot 5,00 m.
Andando al concreto sull’azione di pesca va detto che al 90% è la stessa di quando si usano le classiche dry flies, quindi se si scorge una bollata e siamo sicuri sia un temolo, lanceremo in asse di scia della mosca almeno un metro se non oltre a seconda della profondità dell’acqua e gli dovremo far passare la mosca in testa, se fosse una trota invece consiglio di mettergliela qualche centimetro al lato per far si che un’eventuale competizione alimentare con altre trote nei paraggi, possa farla scattare più velocemente sulla mosca. Ma come si comporta la nostra spider in acqua ? Come molti sapranno tenderà ad inabissarsi ed è proprio dopo qualche secondo della posa che dovremmo iniziare a trattenerla con delle leggerissime trattenute al fine di farla restare proprio al di sotto del pelo dell’acqua. Se stiamo insidiando un temolo vedremo il solito cerchio ma molto meno evidente mentre la trota si comporterà in due modi, o “sgroppa”, cioè delfina, oppure si noterà non una bollata vera e propria ma una sorta di rigonfiamento dell’acqua proporzionato alla stazza del pesce. Vi garantisco che i primi pesci verranno sistematicamente padellati poiché non abituati a questo loro comportamento ma poi presa la mano, diventa facile capire la bollata. Dicevo prima delle piccole trattenute, oltre a farla restare sotto il pelo dell’acqua queste gli daranno anche un minimo di vitalità che spessissimo gioca un ruolo fondamentale. Qui, come potrete immaginare, il discorso del dragaggio è quasi nullo e questo facilita di molto coloro i quali non hanno molta dimestichezza con il lancio. Una tecnica con questi artificiali usata in Gran Bretagna soprattutto nel nord dell’Inghilterra, è quella di far sondare con lo spider le varie profondità dell’acqua. Si fa lanciando più lungo e ingrassando il finale di un paio di centimetri a seconda di quanto la mosca deve pescare. Così, pian paio si salirà in superficie ingrassando il finale sporcandosi indice e pollice con il silicone, man mano verso la mosca per farla pescare sempre più vicino alla superficie. Qui mi fermo perché andiamo fuori argomento in quanto stiamo parlando di mosca sommersa, ma era solo per dire che ci sono altri modi di utilizzo di questo artificiali. All’inizio dicevo delle acque mosse nelle quali questa tecnica non va bene. Il motivo lo avrete già capito in quanto l’acqua mossa ha bisogno di tutt’altro approccio. Acque dove un lancio è poco e due sono troppi, dove le passate sono corte e ben mirate, ma specialmente dove si pesca in assenza di bollate e quindi l’intento è proprio quello di mettere la mosca in un certo modo e in un certo posto, insomma, tutta un’altra cosa dove i tempi sono molto più compressi e dove gli artificiali hanno un altro ruolo, quello di far muovere una trota da un posto ad un altro. Questa tecnica che molti chiamano in “caccia”, ma non è così perché è molto di più del semplice “poggiar le mosche sull’acqua e poi vediamo cosa succede”, come già detto, verrà trattata in articoli ad essa dedicati. Tornando alle nostre small soft hackled flies, direi che l’azione di pesca è fondamentalmente quella di sondare tratti di fiume senza lanciare troppo lungo proprio per notare al meglio le bollate, quindi non oltrepasserei i 10 metri. Personalmente uso quasi solo gli artificiali delle foto montate da alcuni miei amici straordinari costruttori. Il primo è Luca Barosselli uno dei migliori fly tyer italiani che di solito mi fornisce la “materia prima” e che è diventato mio partner per quanto riguarda le mosche per quando scrivo articoli e/o libri nonché video. Anche se non costruisco mosche, questo l’ho fatto per qualche anno quando iniziai a pescare a mosca ma poi mi resi conto che era meglio lasciar perdere, conosco a fondo l’arte del legare le piume e non penso di essere smentito nell’asserire che Luca è tra i migliori in assoluto. Un altro è Philip Bailey, molto bravo anche come lanciatore e che è anche il mio rappresentante in Gran Bretagna per quanto riguarda lo stile italiano di lancio e poi il grande Robert Smith che è poi colui, come detto all’inizio dell’articolo, che ha scritto il libro su questo tipo di mosche. Tornando a parlare del finale, se proprio non si riescono a gestire i 5 metri si può accorcialo fino ai 3,50 ma non scenderei sotto questa misura. Il dragaggio, come detto, non riveste un ruolo fondamentale nell’azione di pesca, l’importante è evitare di far fare all’artificiale degli spostamenti troppo lunghi. Se qualcuno volesse prendere come base il mio finale da 5 metri, lo deve accorciare in proporzione e non tagliare solo la potenza o il tip, questo andrebbe inevitabilmente a sbilanciare l’intera struttura del finale. Può sembrare banale dirlo, ma molti tendono a fare proprio questo.
Riguardo agli artificiali, ho visto che I colori che piacciono più ai temoli, sono il giallo e il verde, ma è l’arancio che a mio avviso è straordinario e questo l’ho potuto notare anche con le trote. A questo punto la domanda è, perché pescare a secca con gli spider ? Direi che i fattori sono diversi, primo per provare qualcosa di nuovo da usare per avere anche più stimoli in quelle acque che lo permettono, secondo dare al pesce un artificiale che spesso lo trovi, se fatto lavorare bene, nella pellicola superficiale o immediatamente sotto e questo è spesso l’elemento che ci fa prendere quei pesci che a volte non ci fanno capire bene i loro comportamenti difronte ad artificiali diversi offerti loro e poi, ultimo ma non ultimo, il fatto che i cosiddetti “puristi” per una volta possano affrancarsi da questo appellativo usando degli artificiali, laddove è possibile, che nulla hanno a che fare con le vere dry fly. Personalmente, ma questo vale solo per me, uso questi artificiali per il fatto di cercare sempre qualcosa di nuovo che possa far salire l’adrenalina quando vedo una bollata di qualsiasi forma essa sia, sul mio artificiale in quanto amante del dry fly fishing.